Valutazione e trattamento di dislessia e disgrafia
I principi
- Far lavorare e migliorare la persona con dislessia si può e si deve;
- L’educazione serve a migliorare le competenze, non ad “aggirarle”, è chiaro infatti che se una funzione non viene esercitata, essa necessariamente peggiora (dunque se non scrivo o se scrivo solo al computer, la mia abilità di scrittura andrà peggiorando);
- La funzione del terapista è quella di migliorare le capacità della persona, piuttosto che fornire strumenti sostituitivi o ridurre gli impegni;
- L’autostima non si costruisce con calcolatrici ed esoneri, ma con la percezione del miglioramento delle proprie capacità;
- Non formarsi oggi vuol dire patirne le conseguenze domani, poiché leggere male impedisce l’accesso ad una migliore strumentalità di lettura e scrittura, preclude il piacere di leggere e comporta spesso sensi di colpa e frustrazione.
Cos’è la sindrome dislessica
La Sindrome dislessica include sempre dislessia, disgrafia e disturbi delle abilità matematiche, anche se in alcuni casi i sintomi si manifestano solo in condizioni di stanchezza o di sollecitazione emozionale.
E’ un disturbo delle funzioni esecutive ovvero disprassia (con interessamento delle funzioni motorie e psico-motorie) ed è sempre associata ad una forma di dislateralità presente o pregressa. La dominanza laterale (dominanza di un emisfero corticale sull’altro) non è infatti sempre perfetta, in moltissimi casi ad esempio vi è una preferenza non netta dell’arto destro o sinistro (destri o mancini non primari). Per la definizione della lateralità è necessario considerare anche l’uso preferenziale di orecchio e occhio. La dislateralità non è favorevole all’esercizio di alcune funzioni che si svolgono nel tempo e nello spazio, quali ad esempio possono essere la lettura e la scrittura. Si individua così un’insofferenza nell’andamento da sinistra a destra, oppure una difficoltà nell’orientare lettere e numeri (scrittura speculare).
Dislateralità
↓
Disprassia
(funzioni motorie e psico-motorie, orientamento nello spazio e nel tempo)
↓
Sindrome dislessica
(dislessia, disgrafia, disturbi delle abilità matematiche)
Non sempre la disprassia comporta la sindrome dislessica.
Non si tratta di un deficit, bensì un disordine, cioè non è una “mancanza”, di tipo quantitativo, ma un disturbo qualitativo (la persona con dislessia sa leggere, ma legge male). Non implica difficoltà nell’associazione suono-segno, dal momento che la persona con dislessia riconosce perfettamente le lettere se presentate singolarmente, il problema si presenta piuttosto all’interno delle parole, ovvero nel procedere sequenziale nel tempo e nello spazio.
La sindrome dislessica coinvolge divere aree, quali la motricità, la memoria, l’organizzazione spaziale e temporale, le sintesi percettive. Si tratta dunque di un disturbo globale, che come tale va trattato, andando ad agire in tutte le aree interessate, non concentrandosi unicamente sulla decodifica di lettere e parole.
Cosa fare?
La valutazione funzionale e il trattamento abilitativo
La valutazione funzionale è ammessa, di norma, a partire dai 5 – 6 anni, età in cui – vista la natura pervasiva della sindrome dislessica – è possibile descrivere il quadro con ampio margine di esattezza e procedere quindi precocemente con il trattamento, evitando potenziali difficoltà e frustrazioni. Indicatore fondamentale della qualità di lettura, scrittura e calcolo è la fluidità, non la velocità, a differenza di altri sistemi diagnostici.
La valutazione funzionale è di natura qualitativa, dunque non misura bensì descrive, fa ricorso all’osservazione ed alla rilevazione dei sintomi primari, secondari e derivati. Si avvale del contributo dei familiari, degli insegnanti e della persona dislessica, pertiene pertanto ad un’azione intersoggettiva.
Risultato della valutazione è un Profilo Dinamico Individuale, ordinato in aree (motoria, percettiva, emotiva, affettiva, del pensiero, comunicativa e sociale) e in ambiti scolastici (lettura, scrittura, abilità matematiche, storia, lingua straniera, adattamento scolastico), con attenzione alla dimensione sia diacronica (pregressa) che sincronica (attuale).
Nel caso in cui l’esito sia positivo, si propone un trattamento abilitativo intensivo, della durata di circa tre mesi, mirato a:
- Successioni: sequenze motorie, percettive, mnestiche, grafo-motorie, linguistiche, di pensiero…
- Coordinamenti prassico-motori
- Lavoro da sinistra a destra
- Lavoro sulla parola intera
- Lavoro sugli enunciati
- Lavoro sul senso dei messaggi verbali, comprensione del testo
- Fluidità esecutiva
- Automatismi esecutivi
- Autoregolazione: rapidità nell’autocontrollo e autocorrezione
- Intenzionalità: consapevolezza del problema, del processo in atto e partecipazione motivazionale
- Autostima: spinta al potenziamento e al miglioramento della qualità della vita.
Le sedute sono accompagnate da indicazioni per la famiglia e per gli insegnanti, che rendono il trattamento più efficace.